Senso di inferiorità e autostima

Spesso in seduta mi trovo a lavorare sull'autostima e sull'opinione che il paziente ha di sé stesso, un'opinione contraddistinta da quello che Adler chiamava senso di inferiorità.
Se da bambini essere in una condizione di dipendenza e inferiorità è normale, nell'ottica della crescita personale il bambino deve superare quel sentimento di inferiorità.
Ma può anche accadere che tale sentimento si radichi nel profondo, radicando in sé sentimenti di inadeguatezza che con il tempo diventano vere e proprie minacce all'autostima.
Adler intuì che tali sentimenti spingono ad arretrare, a non affrontare la vita, bloccando la naturale propensione all'evoluzione e all'utilizzo positivo delle energie per realizzare i progetti di vita. Il sentimento di inferiorità infatti, se non correttamente superato, può dar origine a diversi disturbi emotivi.
Nelle psicoterapia si constata con frequenza che i pazienti mostrano apparenti sicurezze, mascherano le proprie fragilità, i timori di fallire con atteggiamenti che compensano le insicurezze interiori.
È per questo motivo che Adler vedeva nella psicoterapia l’occasione di far emergere la fiducia in sé attraverso il graduale riconoscimento dei vissuti di inferiorità. La relazione con il terapeuta è una relazione protetta con un professionista che sospende il giudizio e che impronta la relazione su atteggiamenti incoraggianti e che rispettano sempre i tempi di maturazione del paziente.