Il dolore in terapia: un male necessario

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 “Non c’è presa di coscienza senza dolore” C.G. Jung


Un aspetto centrale della psicoterapia è il dolore. Esso è un elemento imprescindibile in un cammino psicoterapeutico, il suo attraversamento è obbligatorio se lo scopo del soggetto è avere la remissione del sintomo, conoscersi, stare bene e soprattutto cambiare in modo autentico. Spesso i pazienti giungono in terapia con un sintomo da risolvere e, fatto quello, comunicano di voler interrompere la cura, nonostante al terapeuta sia evidente che il modo di funzionare del soggetto non è affatto cambiato e vi è un equilibrio precario che può portare al sorgere di un nuovo sintomo. Questo accade perchè le persone che giungono in terapia spesso sono spaventate dalla prospettiva di dover toccare nodi delicati della propria vita, il lavoro terapeutico infatti non serve solo alla remissione del sintomo ma anche, e soprattutto, alla rielaborazione di esperienze difficili che hanno causato e causano ancora sofferenza. Il contatto con il dolore derivante dal lavoro psicoterapeutico è impegnativo e per questo molti pazienti interrompono la terapia appena vi è la remissione del sintomo che ha spinto alla consultazione. Ma il dolore frutto del lavoro psicoterapeutico non può essere evitato se si vuole ottenere un cambiamento reale e duraturo. Il cambiamento del paziente infatti può avvenire sia ad un livello più superficiale che più profondo. Il cambiamento superficiale riguarda il miglioramento o la risoluzione della sintomatologia; il cambiamento profondo invece riguarda la modifica della personalità del soggetto. Per ottenere un cambiamento profondo ed una crescita autentica è importante l'elaborazione del dolore.