Le emozioni

Le emozioni sono uno stato complesso di sentimenti che si traducono in cambiamenti fisici e psicologici che influenzano il pensiero e il comportamento del soggetto che le prova.
Spesso sono proprio le emozioni, ancor più che gli eventi/ricordi ad essi associati, che i pazienti faticano ad esternare in seduta (e nella vita quotidiana).
Il periodo natalizio però è un periodo particolare poiché sollecita molte emozioni, sia quelle che riteniamo positive (gioia, divertimento...) sia quelle che riteniamo negative (tristezza, rabbia, paura...).
Che ne dite se questa settimana la eleggiamo come "settimana delle emozioni"?
Ogni giorno pubblicherò una filastrocca che parla di un'emozione diversa. Vi piace come idea?
E, se ve la sentite, ditemi se è un'emozione che vi "permettete" di esprimere o meno.

"Le emozioni
Se mi arrabbio e pesto i piedi
il mio viso tu lo vedi.
Se sono solo ed ho paura
chiudo gli occhi finchè dura.
Se sono allegro e son felice
la mia bocca te lo dice.
Quando piango e sono triste
le lacrime le hai viste?"

L'ALLEGRIA 

"Filastrocca del sorriso di Bruno Tognolini
Il tuo vero sorriso
sul teatro del viso
non lo fanno i tuoi denti
ma la gioia che senti.
Ha un colore preciso
un suo muto clamore
il tuo vero sorriso
è un applauso del cuore."

Definire che cosa sia la felicità penso sia davvero difficile, forse ancora più difficile che dire cosa è la rabbia o la tristezza o la paura. È difficile dire di essere felici e ancor di più dire cosa ci rende felici. Quante volte diciamo "oh oggi è stata una giornata in cui sono stata felice, ho fatto delle cose che mi hanno resa felice". È più facile dire "oggi è stata una brutta giornata (perché è andato male il lavoro, ho discusso con qualcuno, non ho avuto quello che volevo da questa giornata)".
Io cerco di prendermi 5 minuti al giorno per fare il check della giornata e vedere se c'è stato qualcosa che mi ha resa felice (ed eventualmente correre ai ripari). Piccole cose... una colazione con un'amica, una passeggiata in centro, l'acquisto di una cosa desiderata, un messaggio ad un'amica, una telefonata con la mamma, fare le coccole al cane, annusare l'odore della neve, mangiare il mio cioccolato preferito, insomma controllo di essere stata felice almeno qualche minuto e anche solo per piccole cose durante la giornata.
E per voi che cos'è la felicità? Cosa vi rende felici?

LA TRISTEZZA

"La Filastrocca della Tristezza
Che terribile magone
sento qui un gran groppone,
piangerei a più non posso
ben nascosto dentro un fosso.
Il mio cuore ha un gran fardello
e niente sembra tanto bello:
né giocar o disegnar
né cantar o raccontar.
Solo e triste e disperato
io mi sento abbandonato.
Dagli occhietti scendon giù
lacrimoni sempre più.
Col nasin tutto colante
è un tirar su ogni istante.
Ma che brutta la tristezza!
Che se ne vada via in fretta!
Ho bisogno di un abbraccio,
e sapere che io piaccio,
un bacione sulla guancia
e tante coccole sulla pancia.
Chi mi dà una carezza
per mandar via la tristezza?
Il magone se ne va
e il mio sorriso tornerà!"

La tristezza è un’emozione che tutti conosciamo e che almeno una volta nella vita abbiamo provato. Per cosa si prova tristezza? Possiamo averla provata in seguito alla perdita di una persona cara, per la fine di una storia d’amore, in seguito al fallimento di un progetto, per un voto brutto a scuola, per cambiamenti imprevisti e difficili da gestire come la perdita del lavoro, il divorzio etc.
La tristezza è un'emozione che permette di fermarsi, capire cosa o chi abbiamo perso, e piangere. Infatti affinché il dolore per la perdita subita possa essere elaborato e questa ferita possa un po’ alla volta cicatrizzarsi occorre esternare la propria tristezza. Al contrario, se tutto questo non viene fatto, quel dolore rimane all’interno e può continuare a farsi sentire anche a distanza di anni. I sintomi possono acuirsi fino a veri e propri vissuti depressivi.
E vi svelo un segreto, non crediate che psicologi, psicoterapeuti, professionisti che lavorano nel campo del benessere emotivo e della salute mentale non provino tristezza, "semplicemente" hanno imparato ad esternarla, a parlarne, a piangere, insomma a trovare il canale per esprimerla senza farsi invadere da questa emozione. Ed è questo su cui lavoro con i pazienti, a sentire le proprie emozioni senza farsi invadere anziché metterle a tacere e farle diventare un problema che peggiora con il tempo.
E voi, riuscite ad esternare la tristezza?

LA PAURA

"Filastrocca della paura di  Maria Ruggi
Nel bel mezzo della notte scura scura
ecco senti arrivare la paura.
Nel cielo della tua camera ora il silenzio è sceso e il più piccolo rumore ti giunge inatteso.
Le ombre sulle pareti si trasformano in mostri terribili e sotto le coperte quelle figure diventano orribili.
Alla porta del tuo cuore lei comincia a bussare
forza, concentrati, chiudi gli occhi e lasciala andare.
Con calma fai un respiro profondo
gonfia la tua pancia come un pallone intorno al mondo.
Lasciati guidare dai pensieri vellutati
fatti cullare dai sogni zucccherati.
Inclina poi la testa di qua e di là
Vedrai che la paura presto svanirà."

La paura ha, come tutte le emozioni, un’utilità per l’uomo. Essa, insieme a tristezza, gioia, disgusto e rabbia, è una delle emozioni fondamentali degli esseri viventi, ci mette in guardia dai pericoli e ci spinge alla sopravvivenza. La paura però diventa un problema quando viene vissuta in maniera esagerata o fuori contesto, come nel caso delle fobie.
Le due principali reazioni dinnanzi a uno stimolo pauroso sono attacco o fuga: la prima ci consente di affrontare l'ostacolo, combatterlo; la seconda ci porta ad abbandonare la situazione prima che divenga eccessivamente minacciosa per la nostra sopravvivenza.
In letteratura troviamo altre due reazioni degli esseri viventi dinnanzi a una situazione di pericolo: il freezing e il faint.
Il freezing è un’immobilità in cui l’essere vivente sembra congelato, immobilità che permette di non farsi vedere dal “predatore” mentre si valuta quale strategia (attacco o fuga) sia la più adatta per la situazione specifica. Quando nessuna di queste strategie sembra avere qualche possibilità di riuscita l’unica ed estrema risposta possibile è il faint (la finta morte). In questa situazione vi è un distacco dall’esperienza e sono possibili sintomi dissociativi, come nel caso di eventi traumatici.

Che cambiamenti avvengono quando si prova paura?
-Cambiamenti corporei: bocca secca, aumento della frequenza cardiaca e respiratoria, motilità intestinale, tensione muscolare, aumento della sudorazione.
-Cambiamenti psicologici: cambiamento nel modo in cui noi pensiamo e nelle nostre capacità di problem solving.
-Cambiamenti comportamentali: scappare o evitare.
E quando le paure vengono vissute in maniera esagerata o fuori contesto? In quel caso si parla di fobie. Le fobie infatti sono paure sproporzionate rispetto a qualcosa che non rappresenta un reale pericolo, ma la persona percepisce questo stato d’ansia come non controllabile, anche mettendo in atto strategie comportamentali o rimuginii utili per fronteggiare la situazione.
E voi, per cosa provate paura?

LA RABBIA 

"La Filastrocca della Rabbia 
Sono tutto arrabbiato,
Cosa mai mi è capitato?
Ho il faccin tutto rosso.
e mi sento un po’ scosso.
Pesto i piedi per terra
e vorrei far la guerra.
Sento tutti nemici
anche i miei cari amici:
non ci voglio parlare
e nemmeno giocare.
Il pancino mi duole
e mangiar lui non vuole,
neppure un boccone
neanche per colazione.
Son tutto nervoso
e mi sento furioso,
una bomba che scoppia
un tornado che soffia,
un vulcano che erutta
un’ onda che spruzza.
Come faccio a calmarmi?
Io vorrei rilassarmi!
Ho bisogno di urlare,
di correr e saltare,
di una parola d’amore,
di un abbraccio dal cuore.
Questo è quello che mi aiuta
e la rabbia tramuta
in una pace tranquilla
in una calma che brilla!"

La rabbia è un sentimento primordiale e per questo si prova fin dalla prima infanzia. La rabbia ha da sempre una funziona adattiva, difendersi per sopravvivere nell’ambiente in cui ci si trova. Ma la rabbia può essere scaturita anche da qualcosa "che ci fa arrabbiare", in quel caso quella reazione di rabbia non sarebbe più adattiva ma disadattiva in quanto crea malessere nel soggetto che sente (o subisce) tale emozione. La rabbia può essere rivolta o verso altri o verso sé stessi, è fondamentale trovare un capro espiatorio, un colpevole a quello che succede, perché serve per rivolgere la rabbia verso qualcosa o qualcuno. Spesse volte ci arrabbiamo con le persone a cui siamo più legati, genitori, coniugi, amici in quanto proprio da loro ci aspettiamo di essere capiti e ascoltati, ma questo non si verifica sempre e, allora, la rabbia ci inonda.
La rabbia ha diversi gradi di intensità, a volte ha dei picchi in eccesso chiamati collera, esasperazione, furore e ira, oppure in difetto, di intensità minore, e li definiamo irritazione, fastidio, impazienza. In entrambi i casi si tratta di una risposta emotiva intensa ma transitoria, che si protrae per brevi momenti.
In genere esprimiamo rabbia verbalmente (alterazione del tono di voce che diventa più intensa o sibilante, stridula o minacciosa, mimica facciale) ma in alcuni casi estremi la rabbia può essere espressa anche attraverso dei comportamenti violenti (su oggetti o persone).
Quando si prova rabbia si manifestano anche variazioni fisiologiche come l’accelerazione del battito cardiaco, l'aumento dell’afflusso del sangue nella periferia del corpo, la maggiore tensione muscolare e iper-sudorazione. Tutto questo ci dice che il nostro corpo è pronto a difendersi contro il presunto nemico.
Si considera la rabbia disfunzionale per il soggetto quando crea sofferenza individuale, oppure compromette le relazioni sociali e spinge a compiere azioni dannose verso persone o cose o sé stessi. Ma la rabbia, che spesso viene repressa, in quanto considerata un'emozione negativa, in realtà così negativa non è. Per far si che la rabbia non diventi distruttiva o fine a sé stessa potrebbe essere utile incanalarla in modo proattivo verso un obiettivo. Esternando la rabbia in "modo utile" aumenta il nostro benessere diminuendo il rischio di rimanere incastrati in questa emozione.
E voi vi arrabbiate? Cosa fate quando vi arrabbiate?
Vi svelo un altro segreto, anche gli psicologi/psicoterapeuti si arrabbiano 
Comunque sapete perché ho voluto parlarvi delle emozioni questa settimana? Perché noto sempre più spesso una difficoltà nell'esternare ciò che si prova, sia che lo riteniamo positivo ma ancora di più per ciò che riteniamo negativo. Invece è fondamentale per il nostro benessere poter provare le emozioni, poterle esprimere, poterle vivere a pieno senza vergogna, senza nasconderle, senza comprimerle.