#unlibroperriflettere - Quel che affidiamo al vento

Oggi per la rubrica #unlibroperriflettere ho scelto di parlarvi di elaborazione del lutto, un processo che spesso è lento e doloroso. Nonostante ci siano stadi di elaborazione del lutto prefissati ogni persona ha un modo del tutto personale per superare questi stadi.

Per la rubrica di oggi ho deciso di portare il libro Quel che affidiamo al vento di Laura Imai Messina. I protagonisti del libro sono Yui e Takeshi, entrambi hanno perso qualcuno nello tsunami del 2011 e, pian piano che il libro scorre, affrontano il loro personale percorso di elaborazione del lutto.

"Yui aveva lunghi capelli, nerissimi e tuttavia biondi in punta, come una ricrescita che partiva dal fondo per guadagnare la cima. Da quando sua madre e sua figlia erano state risucchiate dal disastro del mare, non li aveva più tinti. ... Il colore dei capelli, lo scarto tra il giallo di un tempo e il nero originario, aveva finito per raccontare la durata del lutto."

Vi anticipo che libro mi è piaciuto molto, si parla della morte in modo rispettoso e delicato, non è un libro pesante, anzi è stato davvero un forte spunto di riflessione. Come si augura Suzuki-san nel libro, ognuno di noi dovrebbe trovare un posto dove curare il proprio dolore e rimarginare le ferite che la vita ci infligge. E se non esiste, possiamo fabbricarcelo da soli. Ed è così che è nata la cabina del telefono del vento.

Yui, che ha perso madre e figlia a causa dello tsunami dell'11/3/2011, grazie una chiamata alla sua trasmissione radiofonica scopre l’esistenza del giardino di Bell Gardia, dove c’è una cabina telefonica bianca con pannelli in vetro, un quaderno e un telefono nero collegato al nulla. Questo telefono è chiamato "telefono del vento” ed è meta di pellegrinaggio da parte di chi cerca di esorcizzare il dolore della perdita continuando a parlare, attraverso quel telefono, con chi non c’è più. Il loro messaggio sarà il vento a trasmetterlo. Infatti al centro del romanzo, oltre al tema dell'elaborazione del lutto, della rinascita, del riemergere dal dolore c'è il vento, invisibile eppure percepibile, come le emozioni.

Quelle “parole sussurrate al Vento” possono aiutare nel processo di elaborazione del lutto, permettono di esprimere le proprie emozioni, far pace con chi è "andato via" e parlare con parti di sé rimaste congelate al momento della morte del proprio caro e che, se non risolte, non consentono di proseguire la propria vita fino alla negazione di sé stessi, come è accaduto a Yui. "C'era un minuscolo angolo buio sulla sua faccia, lo stesso che aveva Yui addosso... Era uno spazio in cui chi sopravviveva, rinunciava ad ogni emozione, anche alla gioia, pur di non dover subire il dolore degli altri."

“Il lutto, gli aveva detto una volta Yui, è come qualcosa che si mangia ogni giorno, un panino fatto a piccoli pezzi ed ingurgitato con calma (…). La digestione era lenta.”

Vi lascio con quest'ultima frase. Siamo così abituati a fare tutto di fretta, persino i permessi per lutto sono solo 3 giorni, come se dopo quella manciata di giorni il lutto fosse sparito. Vi invito invece a prendervi tutto il tempo di cui avete bisogno per rielaborare le vostre emozioni e i vissuti della perdita.

Avete letto questi o altri libri che trattano questo tema? Come vi sono sembrati? Fatemi sapere!